Traduzione giuridica: contenuti vari e appunti relativi alla traduzione di termini giuridici, di atti e documenti legali.

 

GUIDA DEFINITIVA AI DIFFERENTI TIPI DI TRADUZIONE
CON VALORE LEGALE IN ITALIA

di Valeria Mandolei 

La traduzione è un ponte tra lingue e culture diverse, essenziale in un mondo globalizzato. Esistono varie tipologie di traduzione, ognuna con caratteristiche e utilizzi specifici ed è fondamentale capire come muoversi a seconda della situazione e delle proprie necessità.

Traduzione semplice

Le traduzioni che più spesso ci si trova davanti nella vita quotidiana sono quelle che in gergo si definiscono traduzioni semplici. Attenzione, questo non significa che siano fatte senza particolari accortezze, né che riguardino testi di argomento non specialistico: infatti, rientrano in questa categoria tanto la traduzione di un romanzo o di una email di saluto agli zii australiani, quanto quella di un trattato scientifico o di un bilancio societario. Siamo semplicemente (ci si conceda il gioco di parole!) di fronte a traduzioni che non sono destinate ad usi ufficiali e che, quindi, non hanno bisogno di validazioni giuridiche di qualche sorta.

Traduzione con valore legale: traduzione giurata – traduzione ufficiale – traduzione certificata – traduzione asseverata.

In alcuni casi può invece essere necessario procurarsi una traduzione con valore legale, chiamata in diversi modi (spesso non del tutto corretti) come traduzione giurata, ufficiale, certificata, asseverata. Proprio perché destinate a scopi ufficiali, è soprattutto in questo ambito che è essenziale rivolgersi a un esperto: una procedura non eseguita correttamente può inficiare la validità della traduzione e, quindi, di tutta la pratica per cui questa viene richiesta.

Tenendo bene a mente che ogni Paese ha i propri sistemi e le proprie normative, in questo articolo ci concentreremo sul panorama italiano: vedremo quali sono le tipologie di traduzione con valore legale, chiariremo la questione della legalizzazione/apostille, parleremo dei requisiti dei professionisti che forniscono queste traduzioni e affronteremo il tema dei costi e delle tempistiche.

 

Le traduzioni con valore legale in Italia

Traduzioni certificate

Nel sistema italiano, le “Traduzioni certificate” rappresentano il primo livello di validazione delle traduzioni, spesso sufficiente per l’utilizzo presso determinati uffici o enti. Queste traduzioni sono accompagnate da un Certificato di conformità: si tratta di un documento in cui il traduttore dichiara e sottoscrive, sotto la propria responsabilità, di essere un professionista e di aver tradotto fedelmente l’originale. Non esistono disposizioni normative precise sulla forma di tale Certificato, che in genere viene redatto su carta intestata con tutti i riferimenti del traduttore (numero di Partita Iva, indirizzo di residenza, contatti telematici e telefonici), che vi appone la firma e timbro.

 

Traduzioni asseverate o giurate

Quando è richiesto un livello ulteriore di validazione che dia pieno valore giuridico alle traduzioni, si entra nell’ambito delle “Traduzioni asseverate”, dette anche traduzioni giurate. Una volta svolta la traduzione, il professionista si reca presso il Tribunale oppure presso un Notaio e presta giuramento dinnanzi a un pubblico ufficiale in merito alle proprie capacità professionali e alla veridicità del lavoro effettuato. Firmato l’apposito verbale, questo viene fascicolato con la traduzione e con gli originali, per essere poi spedito all’interessato via posta. Pur con qualche differenza nella forma, le due procedure sono equivalenti in termini degli effetti giuridici che producono.

 

Legalizzazione e Apostille

Oltre ad assicurarsi che le traduzioni vengano accettate nel Paese di destinazione, è essenziale assicurarsi che anche il documento originale abbia piena validità agli occhi delle autorità riceventi. In questi casi si parla di “Legalizzazione”: con questa procedura, l’autorità preposta convalida le firme presenti sul documento e le qualifiche formali di chi le ha apposte. I passi di questa procedura sono ben definiti e variano a seconda dei Paesi coinvolti nel rapporto di scambio.

 

Italia e Paesi UE

Non è richiesta alcuna forma di legalizzazione per i documenti emessi da un Paese UE e da far valere in Italia.
Lo stesso vale per i documenti emessi in Italia da far valere in un Paese UE.

 

Italia e Paesi extra UE

Vanno invece legalizzati i documenti emessi in Italia e da presentare in Paesi extra UE: nel nostro Paese, gli enti preposti a rilasciare tale certificazione sono la Procura della Repubblica o la Prefettura, a seconda del tipo di documento in questione. Una volta ottenuta la legalizzazione, il documento va presentato all’autorità consolare del Paese di destinazione, che procede a sua volta ad autenticare la firma del Prefetto o del Procuratore che ha emesso la legalizzazione. Tuttavia, nel caso in cui il Paese straniero di destinazione sia tra i firmatari della Convenzione dell’Aja del 1961, tale doppio passaggio è abolito e la legalizzazione è sostituita da un unico documenti, la famigerata “Apostille”, per la quale occorre rivolgersi sempre alla Procura o alla Prefettura.

Nel caso di documenti emessi in un Paese extra UE e da far valere in Italia, la legalizzazione va richiesta all’autorità consolare italiana nel Paese di emissione. Resta fermo che, se il Paese emittente è tra i firmatari della Convenzione dell’Aia, sarà sufficiente l’Apostille, da richiedere all’organo preposto del singolo Paese.

 

Legalizzazioni/apostille della traduzione

Dopo aver visto le indicazioni relative ai documenti originali, cerchiamo di capire se e quando occorre legalizzare la traduzione di questi documenti, partendo dal presupposto che tali traduzioni vanno comunque asseverate in Tribunale o presso un Notaio.

Devono essere legalizzate solo ed esclusivamente le traduzioni di documenti italiani da utilizzare in Paesi extra UE: come per i documenti originali, ci si rivolge alla Prefettura o alla Procura che, a seconda dei casi, procede ad emettere la legalizzazione o l’Apostille. Nel caso delle traduzioni, la convalida riguarda la veridicità della firma e la qualifica del cancelliere o del notaio che ha asseverato la traduzione: questa procedura, infatti, riguarda solo i pubblici ufficiali le cui firme sono depositate in Procura o in Prefettura e non possono quindi riferirsi al traduttore.

Non occorre alcuna forma di legalizzazione per tutti gli altri casi, quindi per le traduzioni di documenti emessi da Paesi UE o extra UE da far valere in Italia, oppure per le traduzioni di documenti italiani da far valere in un Paese UE: è sufficiente l’asseverazione effettuata in Tribunale o presso un Notaio.

 

Il traduttore

Ora che abbiamo ben presenti i vari livelli di validazione formale delle traduzioni, occorre capire chi può materialmente occuparsi di queste traduzioni. Nonostante sia in uso, anche tra gli stessi professionisti, utilizzare diciture come “traduttore giurato”, “traduttore ufficiale”, “traduttore certificato”, è bene chiarire che in Italia questa figura non esiste. Non c’è, infatti, un albo che regoli la professione (come è invece il caso di avvocati, medici, architetti e simili), né esistono istituzioni o autorità che rilascino autorizzazioni formali all’emissione delle certificazioni. Nemmeno l’affiliazione ad un’associazione di categoria, per quanto prestigiosa, fa alcuna differenza ai fini della possibilità di occuparsi di queste traduzioni.

Esistono tuttavia alcuni limiti che occorre rispettare e di cui traduttore e cliente devono essere ben consci.

Primo fra tutti, per quanto banale, è la competenza: non basta conoscere due lingue per definirsi traduttori, ma si deve avere piena conoscenza lessicale e teorica (il primo passo di una buona traduzione è la piena comprensione del testo di partenza) del settore in cui si va ad operare. È per questo che un professionista, per definirsi tale, nel tempo si specializza in un numero ristretto di ambiti, con i quali acquisirà sempre più familiarità. Questo vale ancora di più nel caso in cui la traduzione sia destinata ad avere carattere di ufficialità, perché non si tratta più di un sito internet tradotto male, che al massimo può danneggiare l’immagine del committente agli occhi dei propri clienti: un contratto tradotto impropriamente può portare a un danno economico, così come una traduzione scorretta dal punto di vista formale può essere rifiutata e pregiudicare una domanda di cittadinanza o l’iscrizione a un’università straniera.

Altro limite è il rapporto tra il traduttore e l’interessato: proprio perché, come detto, con la certificazione/asseverazione ci si assume la piena responsabilità giuridica per il lavoro svolto, il traduttore non può essere un parente o affine dell’interessato. Per lo stesso motivo, un professionista serio si rifiuterà di asseverare una traduzione di cui non si sia occupato personalmente o che non abbia almeno avuto modo di revisionare.

L’unica indicazione ufficiale, per quanto arbitraria e a carattere locale, riguarda l’asseverazione: in alcune città, infatti, il Tribunale prescrive che chi assevera la traduzione debba essere iscritto nell’elenco dei CTU. Ai fini della validità giuridica, non esiste alcuna differenza tra una traduzione asseverata da un CTU e quella asseverata da un traduttore “normale”. Nessuna limitazione, invece, per l’asseverazione presso un Notaio e, men che meno, per la Certificazione.

 

Costi

In termini generali, il preventivo di una qualsiasi traduzione si basa sul numero totale di parole o di cartelle (dove una cartella corrisponde a 250 parole) da tradurre. È importante sottolineare che in una traduzione di questo tipo anche timbri, loghi ed elementi simili vanno considerati come parte integrante del totale: questi, infatti, non possono essere incollati nella traduzioni come immagini, ma devono essere descritti e tradotti.

Questo ci porta al secondo elemento essenziale alla base di un preventivo, vale a dire il formato del testo originale: la traduzione a cui viene dato valore legale, infatti, deve rispecchiare l’impaginazione del documento originale. Va da sé che un testo non sovrascrivibile obbliga il traduttore a un lavoro ulteriore di impaginazione ed editing, del quale bisogna ovviamente tenere conto.

Apponendo la propria firma sul Certificato di conformità oppure sul verbale di giuramento, il traduttore si assume la piena responsabilità per il lavoro svolto e ne risponde civilmente e penalmente: per questo motivo, a parità di testo, una traduzione certificata/asseverata ha un costo maggiore rispetto a una traduzione semplice.

Nel caso dell’asseverazione, poi, si richiede un corrispettivo per il tempo impiegato per svolgere materialmente la pratica in Tribunale o presso il Notaio, tenendo conto degli spostamenti e dei tempi di attesa.

Le traduzioni asseverate, come detto, vengono spedite in originale al cliente, a cui si addebita il costo della spedizione, generalmente effettuata con corriere e, in casi particolari, assicurata.

Per quanto riguarda, infine, i costi di cancelleria, nel caso dell’asseverazione in Tribunale va applicata una marca da bollo da €16 sulla prima facciata del plico e una ulteriore ogni 4 facciate successive (o 100 righe nel caso di testi non standard).
Le marche da bollo non sono invece previste in caso di asseverazione presso il Notaio, al quale occorre però corrispondere l’onorario che questi stabilisce.

 

Tempistiche

 Nel caso delle traduzioni certificate, l’unico elemento da prendere in considerazione è la lunghezza del testo e la relativa tempistica di elaborazione da parte del traduttore. Il Certificato di conformità è, in sostanza, un’autocertificazione e quindi può essere creato e firmato appena completato il lavoro. Spesso, poi, si può gestire tutto elettronicamente, senza necessità di attendere la consegna del cartaceo.

I tempi si allungano invece notevolmente per le traduzioni asseverate. Fino al 2020 l’accesso alla Cancelleria del Tribunale era libero, fatti salvi gli orari del singolo ufficio; tuttavia, dopo il Covid l’accesso è regolato da un sistema di prenotazione e non di rado capita di dover aspettare fino a due settimane per un appuntamento. Se si opta per il Notaio, la tempistica dipende dalla disponibilità del professionista, ma i tempi sono generalmente più brevi rispetto al Tribunale.

In entrambi i casi, vanno poi considerati i tempi di ricezione del plico finale: poiché in genere si opta per un servizio express con corriere, la consegna avviene in uno o due giorni lavorativi dalla spedizione.

Abuso di posizione dominante – Abuse of a dominant position

Significato

L’abuso di posizione dominante è un concetto giuridico utilizzato nel campo del diritto della concorrenza e delle leggi antitrust per indicare una condotta anti-competitiva posta in essere da un’azienda o un gruppo di imprese che detengono una posizione di dominio sul mercato. Suddetta posizione può derivare da una quota di mercato elevata, da risorse economiche significative o da altri fattori che conferiscono all’impresa un potere sostanziale per controllare le dinamiche del mercato in cui opera.L’abuso di posizione dominante si verifica quando un’impresa sfrutta la sua posizione privilegiata per danneggiare la concorrenza, limitare l’accesso a altri operatori o influenzare il comportamento dei consumatori a proprio vantaggio. Tale comportamento anti-competitivo può assumere diverse forme, tra cui:Imposizione dei prezzi: l’impresa dominante offre prezzi più bassi ai propri clienti rispetto ai concorrenti, riducendo così la loro capacità di competere sul mercato.Condizioni di vendita sfavorevoli: l’impresa dominante impone condizioni di vendita svantaggiose ai suoi clienti o fornitori, ad esempio, obbligandoli a stipulare accordi di esclusiva o comunque iniqui. Pratiche predatorie: l’impresa dominante riduce intenzionalmente i prezzi dei propri prodotti o servizi al di sotto del costo per eliminare i concorrenti più piccoli e acquisire un controllo ancora maggiore sul mercato.Rifiuto a contrarre senza alcuna valida giustificazione: l’impresa dominante si rifiuta di fornire beni o servizi essenziali a concorrenti o clienti, ostacolando così la loro capacità di operare sul mercato.Limitazione dell’innovazione: l’impresa dominante adotta misure che impediscono o rallentano l’innovazione tecnica da parte dei concorrenti, al fine di mantenere il proprio vantaggio competitivo, il tutto a danno dei consumatori.L’abuso di posizione dominante rappresenta una violazione delle leggi antitrust e della concorrenza in molti paesi, inclusi gli Stati Uniti (dove è nota come abuse of monopoly power) e l’Unione europea (dove è regolata dall’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea). Gli organismi di regolamentazione antitrust e le autorità di vigilanza hanno il compito di indagare, di accertare le pratiche anti-competitive e di sanzionare le imprese che commettono suddetta infrazione.Le sanzioni possono variare e includono – in aggiunta a specifiche misure cautelari – ammende significative, obblighi da parte delle imprese di porre fine alla violazione e di rimediare per ripristinare la concorrenza.

L’obiettivo principale delle norme antitrust è quello di garantire un mercato equo, aperto e competitivo, favorendo il benessere dei consumatori e la promozione dell’efficienza economica.

Negligence – Tort of Negligence

L’etimologia del termine “negligence” (negligenza) deriva dal latino “negligentia” (trasandatezza, trascuratezza, indifferenza) e il verbo latino neglegĕre (o negligĕre), comp. di c ‘non’ e legĕre accogliere, (“non accogliere nella mente”), ha il significato di trascurare, non curare (così Garzanti linguistica – Ricerca | Garzanti Linguistica). Nel contesto originario, “negligentia” indicava quindi l’atto di non prestare attenzione a qualcosa.

Nel corso del tempo, il significato si è esteso e ha assunto il senso di mancanza di cura, di attenzione o di diligenza nell’adempimento di un dovere o di una responsabilità.Il termine “negligence”, presente nella lingua inglese già durante il periodo del Middle English, incorporato dal francese antico, ha mantenuto nel contesto giuridico il significato di “mancanza di cura” o “trascuratezza” e indica la mancanza di un comportamento – azione o omissione – che un soggetto (un uomo medio) attento e diligente avrebbe invece tenuto in determinate circostanze e tale tipo di comportamento ha causato un danno a terzi. La “negligence” è uno dei principali concetti nel campo della responsabilità civile.

Tort of Negligence

La “negligence” e il “tort of negligence” sono in ambito giuridico sicuramente due termini o concetti correlati ma che devono essere tenuti distinti.Come sopra specificato, la “negligence” è un termine generico che si riferisce a un comportamento o a un’azione negligente, cioè connotata da mancanza di cura, attenzione o diligenza alla quale una persona ragionevole si sarebbe conformata in determinate circostanze. È un concetto generale che si applica in vari ambiti, non solo nel diritto civile, ma anche nel diritto penale e in altre aree del diritto. Ad esempio, una persona può essere considerata negligente se non adotta le precauzioni necessarie durante la guida, causando un incidente stradale.D’altra parte, il “tort of negligence” (“illecito civile per mancanza di diligenza”) si riferisce specificamente a un tipo di illecito che presenta quale elemento costitutivo anche (e non solo) la negligenza. L’azione in giudizio può essere infatti esperita da un soggetto (attore) quando quest’ultimo ha subito un danno a causa del comportamento negligente di un altro soggetto (convenuto). Tuttavia, la responsabilità può radicarsi in capo al convenuto solo qualora venga dimostrato che a) quest’ultimo aveva un dovere specifico di diligenza o di improntare il proprio comportamento alla diligenza richiesta (duty of care) nei confronti del danneggiato, b) che il convenuto abbia violato il dovere suddetto, c) che tale violazione abbia causato un danno e infine d) che non siano presenti cause di giustificazione atte a escludere l’antigiuridicità del comportamento del danneggiante.

Danno emergente e lucro cessante – traduzione in inglese

Definizioni

Danno emergente – Immediate loss/Actual loss

Il termine “danno emergente” indica la perdita o il danno economico che si verifica a seguito di un illecito o di una violazione di un obbligo contrattuale.

Rappresenta il costo effettivo che una parte ha sostenuto a causa dell’evento dannoso, comprende tutti i danni che possono essere quantificati in termini monetari e si riferisce al danno immediato e diretto effettivamente subito.

Il danno emergente può includere diversi elementi, come ad esempio i costi diretti ovvero tutte le spese effettive sostenute a causa dell’evento dannoso, si pensi alle spese mediche, legali o ai sostenuti costi di riparazione o sostituzione di beni danneggiati ecc…Per ottenere il risarcimento del danno emergente, la parte danneggiata deve dimostrare che il danno è stato causato dalla violazione di un obbligo contrattuale o da illecito nonché la quantificazione del danno stesso. È fondamentale conservare tutte le prove documentali e fornire una valutazione accurata dei costi sostenuti.Il danno emergente rappresenta il reale danno economico subito da una parte a seguito di un illecito o dal mancato o inesatto inadempimento di obblighi contrattuali.

 

Lucro Cessante – Loss of profit (Consequential damages)Il termine “lucro cessante” indica  la perdita di profitto o vantaggio economico che una parte subisce a causa di un evento dannoso o di inadempimento di obblighi contrattuali. A differenza del danno emergente, che rappresenta il danno immediato effettivamente subito, il lucro cessante si riferisce al profitto che sarebbe stato ragionevolmente ottenuto se non si fosse verificato l’evento dannoso o la violazione.Il lucro cessante può essere calcolato sulla base dei benefici economici che una parte avrebbe ottenuto in circostanze normali, ma che non ha potuto conseguire a causa dell’illecito o dell’inadempimento. Si può portare come esempio la perdita di guadagno ovvero la mancata possibilità di realizzare un profitto che in circostanze normali sarebbe stato ottenuto: se un’azienda subisce danni a una struttura e deve interrompere la produzione, il lucro cessante può includere il mancato guadagno che sarebbe stato generato durante il periodo di interruzione.Per ottenere il risarcimento del lucro cessante, la parte danneggiata deve dimostrare l’ammontare dei profitti che sarebbero stati raggiunti in circostanze normali nonché la causa diretta e probabile della perdita. Questo può richiedere una valutazione dettagliata dei documenti finanziari, dei dati di vendita o delle previsioni di mercato.In sintesi: il lucro cessante rappresenta la perdita di profitto o il vantaggio economico che una parte subisce a causa di un evento dannoso o di una violazione contrattuale, si differenzia dal danno emergente in quanto riguarda il profitto che sarebbe stato probabilmente ottenuto se non si fosse verificato per l’evento dannoso.

 

 

Atto costitutivo e statuto della società

Definizioni e traduzioni

L’atto costitutivo e lo statuto di una società sono due documenti imprescindibili per la costituzione (incorporation) e per la disciplina del funzionamento di una società.

L’atto costitutivo è il documento in cui vengono definiti gli elementi fondamentali della società, come il nome, l’oggetto sociale, la sede legale, il capitale sociale e la durata. Inoltre, viene determinata la forma giuridica della società (forma societaria) ovvero viene stabilito se si tratta di una società di persone o di una società di capitali.

Lo statuto è un documento più dettagliato che definisce le regole e le norme che disciplinano il funzionamento interno della società, come la composizione degli organi sociali, le modalità di convocazione e di svolgimento delle assemblee, le modalità di nomina e revoca degli amministratori e degli eventuali revisori contabili, le modalità di redazione dei bilanci e delle relazioni annuali.

In lingua inglese i termini suddetti possono essere tradotti in modi diversi a seconda del paese di riferimento.

Nel Regno Unito si traducono con i termini Memorandum of Association (atto costitutivo) e Articles of Association (statuto).

Negli Stati Uniti e in Canada possono trovarsi termini quali Articles of Incorporation o Corporate Charter indicanti entrambi l’atto costitutivo delle società per azioni ovvero Articles of Organization per le società a responsabilità limitata.

Il termine statuto è invece tradotto, sia negli Stati Uniti che in Canada, con Bylaws.

In lingua francese, i termini in questione corrispondono ai termini acte constitutif (atto costitutivo) e statuts (statuto) mentre in lingua tedesca sono traducibili rispettivamente con Satzung (der Gesellschaft) o Gründungsurkunde e Satzung/Statuten.

 

 

La sede legale di una società è l’indirizzo ufficiale della società. Viene generalmente indicato nell’atto costitutivo ed è utilizzato per la registrazione della società. La sede legale rappresenta il luogo in cui la società ha stabilito la propria sede operativa e il proprio centro in merito ai rapporti giuridici, alle attività e alla propria amministrazione.

Inglese: registered office
Francese: siège social
Tedesco: Firmensitz o Hauptsitz

 

L’oggetto sociale di una società si riferisce all’attività principale che la società si propone di svolgere, ovvero al campo di attività in cui la società opera o ancora agli scopi per i quali la società è stata costituita.

Inglese: object; corporate purpose.

Francese: objet social

Tedesco: Gegenstand des Unternehmens

 

Il capitale sociale di una società rappresenta l’ammontare di denaro o di altri beni che i soci o gli azionisti della società hanno deciso di investire al momento della costituzione della società o durante eventuali aumenti di capitale.

 

Inglese: share capital

Francese: capital social

Tedesco: Stammkapital

Contract e Agreement – Contratti e Accordi

In lingua italiana i termini accordo e contratto si riferiscono entrambi ad un accordo formale tra due o più parti. Tuttavia, il contratto si riferisce solitamente ad un accordo che prevede l’impegno di una o più parti a svolgere specifiche azioni o attività, laddove il termine accordo si riferisce ad un accordo formale che può riguardare contenuti e questioni più ampie. L’accordo non è equiparabile a un contratto ma ne costituisce elemento essenziale. Altro elemento necessario del contratto è la controprestazione che può invece mancare all’interno di un generico accordo.

In lingua inglese, la parola contratto si traduce con “­Contract“, mentre la parola accordo è traducibile con “Agreement“.

Sia il contratto che l’accordo sono documenti (negozi) idonei a produrre effetti giuridici che definiscono le relazioni e il rapporto tra le parti coinvolte, specificando i loro doveri, obblighi e responsabilità.

Un contratto prevede obblighi di eseguire o adempiere determinate azioni o attività, come ad esempio un contratto di lavoro, un contratto di compravendita o un contratto di locazione. In questi casi, il contratto definisce le condizioni e i termini dell’accordo, quali il prezzo, la risoluzione o termine del contratto o le modalità di pagamento. Le posizioni giuridiche assunte dalle parti in sede contrattuale sono altresì tutelabili innanzi all’autorità giudiziaria.

Un Agreement, invece, è un accordo che può riguardare oggetto e questioni più ampie, si pensi, ad esempio a un accordo commerciale o a un accordo di non divulgazione. In questo caso, l’accordo definisce le condizioni e le modalità di cooperazione tra le parti, senza necessariamente prevedere obblighi di svolgere specifiche attività o una controprestazione.

In entrambi i casi, il documento che li contiene, deve essere redatto in modo chiaro e preciso, in modo da evitare eventuali malintesi o dispute tra le parti coinvolte.

Accordo commerciale

Un accordo commerciale è un tipo di accordo tra due o più parti che disciplina questioni commerciali come, a titolo esemplificativo, la vendita di beni o servizi, la distribuzione di prodotti, la collaborazione tra imprese o la costituzione di una joint venture.

In genere un accordo commerciale prevede le condizioni e le modalità di cooperazione tra le parti coinvolte, inclusi termini di pagamento, condizioni di consegna, esclusività territoriale, obblighi di riservatezza e altri dettagli specifici in merito all’esecuzione degli obblighi.

In lingua inglese, la traduzione di accordo commerciale è “Commercial Agreement“. Questo termine può essere utilizzato per descrivere un’ampia gamma di accordi tra imprese, compresi accordi di distribuzione, accordi di licenza, accordi di cooperazione e molti altri.

Altra espressione che traduce il termine accordo commerciale è “Trade Agreement“. Entrambi i termini “Commercial Agreement” e “Trade Agreement” sono comuni in inglese e si riferiscono ad accordi che riguardano questioni commerciali.

Commercial Agreement” è una espressione più generale e può riferirsi a qualsiasi tipo di accordo commerciale tra due o più parti, come ad esempio un accordo di distribuzione o un accordo di servizi.

D’altra parte, “Trade Agreement” di solito definisce un accordo tra due o più paesi che definisce le condizioni di scambio commerciale tra di loro. Questi accordi solitamente prevedono la riduzione o l’eliminazione delle barriere tariffarie e non tariffarie, e sono spesso negoziati a livello internazionale.

Quindi, la scelta tra “Commercial Agreement” e “Trade Agreement” dipende dal contesto in cui viene utilizzato il termine. Se ci si riferisce ad un accordo commerciale generico, allora “Commercial Agreement” può essere la scelta più appropriata. Se invece ci si riferisce ad un accordo tra paesi che riguarda lo scambio commerciale, allora “Trade Agreement” è il termine più comune e appropriato.

 

Accordo quadro

Un accordo quadro è un tipo di contratto tra due o più parti che stabilisce i termini e le condizioni generali per la cooperazione futura. Si tratta di un accordo più ampio rispetto ad un singolo contratto, poiché definisce solo le condizioni generali dell’accordo e lascia dettagli specifici ad accordi successivi.

In pratica, un accordo quadro prevede solitamente una serie di procedure per l’aggiudicazione di specifici contratti o ordini d’acquisto. Questi ordini o contratti successivi saranno basati sui termini e sulle condizioni stabilite nell’accordo quadro.

Per accordo quadro nel diritto dell’Unione europea si rimanda al seguente link: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Accordo_quadro

In lingua inglese, la traduzione di accordo quadro è “Framework Agreement”. Questo termine è spesso utilizzato nell’ambito degli appalti pubblici, delle collaborazioni commerciali e degli accordi di cooperazione tra imprese.

Avvocato in inglese: LawyerBarristerSolicitorAdvocateAttorney – Esquire – Litigator – Counsel – In-house counsel

Abbreviazione avvocato: Avv./Avv.ti – Lwy. – Barr. – Solr. – Adv. – Atty – Esq. 

Nel Regno Unito, più in generale nei sistemi di common law, laddove si vuole fare riferimento alla figura professionale dell’avvocato, si utilizzano termini diversi a seconda dell’ordinamento, della funzione e dei compiti cui la stessa figura assolve.

Nell’ordinamento inglese, il termine Lawyer ha valore generico ed è dotato di un significato esteso che ricomprende al suo interno le figure del solicitor e del barrister. Benché entrambi i ruoli denotino professionisti del diritto i quali forniscono pareri legali, svolgono attività difensiva e studiano controversie, si tratta, tuttavia, di figure che presentano una sostanziale differenza.

 

Barrister

Il barrister è un avvocato ammesso a stare in giudizio e a patrocinare innanzi alle corti superiori, egli è un consulente legale specializzato, di alto livello ed è generalmente il professionista che, a differenza del solicitor, rappresenta processualmente la parte laddove il solicitor non abbia il diritto di patrocinare o di audizione (right of audience). Il barrister non ha di solito rapporti diretti con i clienti ma comunica con il solicitor al quale fornisce consulenze e pareri legali su questioni giuridiche di particolare complessità. Egli redige inoltre atti processuali, esamina gli elementi probatori nonché i documenti e i mezzi istruttori spesso precedentemente raccolti, formati e prodotti dal solicitor.

In Scozia il barrister trova il suo corrispondente nell’ advocate.

 

Solicitor

Il solicitor è un professionista la cui attività consiste principalmente nel fornire ai clienti pareri e consigli legali. Egli prepara e redige documenti quali contratti, testimonianze, lettere e partecipa a risoluzioni di controversie e transazioni, curando in particolare la fase che precede il giudizio. Il solicitor rappresenta i suoi clienti e tale attività di rappresentanza può estendersi fino in giudizio. In casi limitati, infatti, anche detta figura ha il diritto di patrocinare davanti alla corte e può rappresentare processualmente il cliente, in ogni caso unicamente presso le corti minori. Egli assiste i clienti in vari settori del diritto e in genere si specializza in un ambito legale specifico, che ritiene a se più confacente.

Il solicitor compie una disamina preliminare del caso prestando la propria consulenza. Nel caso in cui, in un momento successivo, si renda necessaria la rappresentanza processuale presso gli organi giurisdizionali di grado superiore, egli dovrà fare riferimento a un barrister affinché quest’ultimo rappresenti la parte dinanzi al giudice competente.

Volendo riferire un breve cenno storico, quale curioso richiamo terminologico, possiamo ricordare che anticamente i procuratori/avvocati si avvalevano della collaborazione di altri soggetti chiamati “sollecitatori”, questi ultimi si occupavano di questioni burocratiche e amministrative, come le scadenze e gli adempimenti previsti nel corso dell’iter processuale.

Possiamo notare come parte dei compiti all’epoca propri di tali figure possa essere oggi ricondotta ad alcune attività svolte dal solicitor, anche in un’ottica di ruolo adiuvante rispetto all’operato del barrister.

Nell’ordinamento inglese, in merito alla professione legale, si stanno verificando cambiamenti riguardanti entrambe le figure del barrister e del solicitor, con tendenza all’interscambio delle specifiche competenze proprie dei rispettivi ruoli, benché i percorsi per acquisire i titoli rimangano separati e diversificati.

 

Advocate

Il termine advocate, come accennato in precedenza, in Scozia designa il barrister e riveste le stesse funzioni di quest’ultimo, in generale quindi si tratta di un legale abilitato a stare in udienza e a patrocinare davanti alle corti superiori.

Occorre tuttavia precisare che tale sostantivo è spesso utilizzato in contesti diversi rispetto a quelli relativi alle professioni legali e che si riferiscono a categorie e a ambiti più generalisti. Il termine advocate può infatti indicare un “attivista”, un “sostenitore”, un “difensore” di determinati diritti, quali, ad esempio, i diritti degli animali, i diritti umani, i diritti della comunità Lgtbq e altri.

 

Attorney (at law)

A differenza di quanto accade nel Regno Unito, negli Stati Uniti non vi è una netta separazione delle carriere in ambito della professione di avvocato e non si fa distinzione, a seconda dei ruoli svolti dai professionisti, tra il consulente legale con limitati poteri di rappresentanza processuale (solicitor) e l’avvocato abilitato a stare in giudizio presso tutte le corti (barrister). Inoltre, i termini lawyer e attorney vengono spesso utilizzati in maniera indistinta. Difatti, nel linguaggio comune, in linea di massima, non viene rilevata alcuna differenza tra le due parole.

Tuttavia il termine attorney deve tenersi distinto dal più generico termine lawyer, quest’ultimo indica infatti, più limitatamente, il soggetto che ha frequentato la facoltà di giurisprudenza e spesso ha superato l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense (bar exam).

Viceversa, il termine attorney deriva dal law french[1] “atorné” che anticamente significava “nominato” e che richiama, in tutta evidenza, il concetto di avvocato di derivazione latina nell’ordinamento italiano come chiamato a se, chiamato in aiuto (advocatus). Il termine attorney è un’abbreviazione del titolo attorney at law la cui traduzione è appunto avvocato. L’attorney è il soggetto che non solo ha studiato giurisprudenza e ha superato l’esame di abilitazione ma si distingue dal lawyer per il fatto che agisce in tribunale come rappresentante del soggetto alla cui difesa egli è chiamato.

Il lawyer, a differenza dell’attorney, in genere si specializza in una determinata branca del diritto, prestando consulenza ai propri clienti, mentre l’attorney at law può agire in giudizio in qualità di loro rappresentante. In tal caso, ai fini dell’esercizio della professione suddetta è condicio sine qua non il superamento del bar exam.

Tra gli altri termini che designano chi esercita una professione legale possono ricordarsi:

 

Attorney in fact

Diversamente dall’attorney at law, il termine attorney in fact indica, più limitatamente, il procuratore, il mandatario o il rappresentante legale di un altro soggetto.

 

Litigator

Corrisponde all’avvocato che si occupa di contenziosi civili, pertanto è traducibile con il termine avvocato civilista o più semplicemente con civilista.

 

Esquire

Il termine in questione, nella forma originaria “squire”, indicava anticamente lo scudiero del cavaliere. Nel corso del tempo ha assunto diverse accezioni, oggi tale termine viene usato nel Regno Unito come titolo nobiliare o onorifico. Storicamente venne utilizzato sempre nel Regno Unito per designare la figura professionale del barrister, al fine di tenerla distinta da quella del solicitor, il quale veniva diversamente indicato con il termine gentleman. Negli Stati Uniti, nel cui ordinamento tale doppio binario relativo alla figura di avvocato è assente, esquire si utilizza per indicare indistintamente i soggetti abilitati ad esercitare la professione forense.

 

Counsel

Il termine viene utilizzato nelle corti dai giudici quando gli stessi si rivolgono agli avvocati, in particolare ai barristers.

 

In-house counsel

Infine, un accenno va riservato alla figura dell’in-house counsel, vale a dire del consulente legale interno all’azienda, figura corrispondente al giurista d’impresa.

 

 

 

Fonti:

Avvocato, etimologia e significato – Una parola al giorno

Portale europeo della giustizia elettronica – Tipi di professioni giuridiche (europa.eu)

 

[1] Antica lingua legale di origine normanna, usata a lungo nei tribunali britannici (per approfondimenti vedi Wikipedia)

Le traduzioni sono riportate a scopo dimostrativo e al fine di fornire agli interessati uno strumento di valutazione in merito alla qualità del nostro lavoro

(le traduzioni seguono i testi in lingua sorgente)

Traduzione disposizioni regolamentari

Règlements des SIG pour la fourniture d’énergie électrique

 

Voies de droit et caractère exécutoire des décisions

 

Article 57

Toutes les décisions peuvent être déférées dans un délai de 30 jours à une commission de recours des Services industriels de Genève.

 

Les usagers ont toutefois la faculté de former préalablement opposition, dans le même délai de 30 jours, contre les décisions qu’ils contestent. Les oppositions sont examinées par le service dont émane la décision contestée. Le délai de recours ne commence à courir qu’à compter de la réception de la décision sur opposition.

Continua a leggere

Si riportano esempi di traduzione giuridica dall’inglese all’italiano al fine di fornire agli utenti interessati uno strumento per valutare la qualità del servizio da noi offerto.

(le traduzioni seguono i testi in lingua sorgente)

Traduzione di un articolo di attualità giuridica

JURIST US LEGAL NEWS

In February 2006, the Equal Employment Opportunity Commission reported that discrimination charges against private employers declined by five percent in 2005, the third straight year the number of complaints fell. Commission officials pointed to several factors as potential causes of the decrease, including the Commission’s outreach and prevention efforts as well as a general economic slowdown. The Commission is charged with enforcing federal anti-discrimination laws among private employers. The US Department of Justice enforces the federal anti-discrimination statutes for government workers.

Continua a leggere

Se siete alla ricerca di un traduttore tedesco – italiano professionista, preciso e affidabile, non avete più necessità di compiere ulteriori ricerche navigando in rete. Siete infatti approdati nel “posto giusto”. Siamo esperti traduttori dal tedesco all’italiano con una solida conoscenza delle lingue e una formazione giuridica completa ai massimi livelli. Possiamo inoltre vantare anni di esperienza nella traduzione di testi, garantendo traduzioni accurate di qualsiasi tipologia di documento e il massimo livello di qualità. Contattateci oggi per ricevere un preventivo gratuito!

 

I testi seguenti vengono riportati a titolo dimostrativo al fine di fornire ai visitatori uno strumento per valutare la qualità del servizio di traduzione giuridica dal tedesco all’italiano da noi offerto.

(le traduzioni seguono i testi in lingua sorgente)

Traduzione di un provvedimento del tribunale

Bezirksgericht Zürich, 5. Abteilung – Einzelgericht: Urteil

 

Es wird erkannt:

  1. Das Begehren der Gesuchstellerin um Erlass von vorsorglichen Massnah­men wird vollumfänglich abgewiesen.
  2. Die Entscheidgebühr wird auf Fr. 4000 – festgesetzt. Allfällige weitere Kos­ten werden von der Gerichtskasse in Rechnung gestellt.
  3. Die Kosten des vorliegenden Verfahrens werden der Gesuchstellerin aufer­legt.
  4. Es werden keine Parteientschädigungen zugesprochen.
  5. Schriftliche Mitteilung an
  • die Gesuchstellerin, gegen Gerichtsurkunde,
  • die Gesuchsgegner nach Eintritt der Rechtskraft auf dem Rechtshilfe­weg,
  1. Eine Berufung gegen diesen Entscheid kann innert 10 Tagen von der Zustel­lung an im Doppel und unter Beilage dieses Entscheids beim Obergericht des Kantons Zürich, I. Zivilkammer, Postfach 2401, 8021 Zürich, erklärt wer­den. In der Berufungsschrift sind die Anträge zu stellen und zu begründen. Allfällige Urkunden sind mit zweifachem Verzeichnis beizulegen. Die gesetzlichen Fristenstillstände gelten nicht (Art. 145 Abs. 2 ZPO).

Continua a leggere